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al testo di Emilia Filocamo
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Roma è in tuta e gabbiani: i tetti/ baffi intiepidiscono rosa, dopo l'ultima arroventata. E' il pomeriggio in cui l'attore è entrato in metro e nelle fontane è primavera blu stinto. Il mio letto vede il Gianicolo, ha lenzuola giovani di lavanderia: oltre il fianco degli alberi stanno mura, stanno ipotesi e mascelle latine. Hai frugato più volte nel mio ventre, credevo per riattaccare il filo alla foce da cui prende l'elettrica mansione. Invece è stato come spostare il divano per vedere se piace alla parete avversa, se da quell'urto può nascere una storia. Ma la camera è la stessa: occlusa cervice senza sguardo. |
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